E’ un fatto: la mindfulness, vero e proprio tormentone nel mondo anglosassone, è ormai un trend anche in Italia. Tuttavia, capisco che sono di parte ma ve lo devo proprio dire, la mindfulness è molto più di una moda: è uno strumento potente, con una storia antica, che ci aiuta ad affrontare la vita sentendoci più calmi, concentrati e felici, anche quando ci sembra che le cose non stiano proprio andando per il verso giusto, o persino che siano un disastro.
Ecco, dunque, una lista di miti (veri e non) sulla mindfulness, per chiunque voglia chiarirsi le idee su cosa si tratta e sul perché chi già la pratica ne parla così bene.
#mito 1: MINDFULNESS UGUALE MEDITAZIONE
Potrebbe sembrarvi strano, ma non è vero. Mindfulness significa essere consapevoli di ciò che sta accadendo in questo istante senza criticarlo o giudicarlo, e senza eccessi di reazione emotiva. Possiamo coltivare questa capacità sia attraverso momenti di meditazione, o pratica cosiddetta “formale”, in cui per esempio scegliamo di sederci e di osservare le sensazioni del respiro per un certo periodo di tempo, sia attraverso momenti che vengono chiamati di pratica “informale”, per esempio portando l’attenzione alle sensazioni del corpo quando qualcuno ci sta dicendo qualcosa di spiacevole, per evitare di avere una reazione impulsiva… avete presente tutte le volte in cui avete detto o fatto qualcosa di cui, poi, vi siete pentiti? Ecco.
#mito 2: MINDFULNESS UGUALE RESPIRAZIONE
Se doveste mai decidere di diventare insegnanti di mindfulness, e vi capitasse di essere presentati da qualcuno in un’occasione sociale, sappiate che, ad oggi, è molto probabile che qualcuno parli di voi così: “Ciao, ti presento Giuseppe, insegna a respirare”.
Ok. Facciamo tutti un bel respiro profondo, che male non fa, e leggete per favore con attenzione: chi insegna mindfulness non vi insegna a respirare. Non solo perché, per fortuna, in qualche modo sappiamo già tutti farlo, ma soprattutto perché, in questo approccio, l’idea è che tutti i problemi di respirazione che potreste avere, se legati alla sfera emotiva come spesso accade, miglioreranno da soli. Ho appena scritto: miglioreranno da soli? Sì, l’ho fatto. Ed è vero, ma ad una condizione. Dovete iniziate a fare una scelta radicale, coraggiosa, e profondamente trasformativa: iniziare a rilassarvi con le cose così come sono anche quando non vi piacciono o vi fanno paura. Se vi sembra impossibile, iniziate a praticare e vedete se ciò che vi dico ha un senso.
#mito 3: PER PRATICARE MINDFULNESS DEVI AVERE UN SACCO DI TEMPO
Falso. Alcune persone si ritagliano su base quotidiana dei momenti in cui praticare formalmente (meditazione sul respiro, meditazione camminata, body-scan, mindful yoga sono alcune possibilità) e senza dubbio si tratta di un grande sostegno nel coltivare l’arte di essere presenti. Ce ne sono però altre che si dedicano prevalentemente alla pratica informale, per esempio lavando i piatti consapevolmente, o stando con ciò che percepiscono attraverso i sensi mentre fanno una passeggiata.
Nella mia esperienza aiuta molto coltivarle entrambe, ma quello che conta più di ogni altra cosa è ricordarci il più possibile nell’arco della giornata, e quindi non solo quando siamo seduti su un cuscino da meditazione, della nostra intenzione di essere presenti alle nostre vite e dei valori che intendiamo coltivare: curiosità, pazienza, coraggio e compassione.
#mito 4: SE PRATICHI MINDFULNESS, SEI SEMPRE NEL PRESENTE
State sereni: la distrazione è umana. Il fatto che la mente tenda a portarci lontani da questo momento, seguendo fantasie, rimpianti, preoccupazioni e desideri, è tanto naturale quanto l’avere un cuore che batte. Con la pratica ci risulta più facile accorgercene, e scoprire finalmente che possiamo lasciare andare pensieri inutili: quelli per esempio che ci tengono svegli la notte a rimuginare, o ci impediscono di goderci pienamente la vicinanza delle persone che amiamo o di concentrarci su un progetto importante.
#mito 5: SI PRATICA MINDFULNESS PER DIVENTARE PERSONE MIGLIORI
Sì, ma fate attenzione: più giudicate ciò che pensate e sentite, più rischiate di sentirvi sopraffatti e impotenti perché, sinché non li avrete pienamente compresi, i vostri automatismi mentali si ripeteranno sempre allo stesso modo. Parlo di una comprensione che non è intellettuale, ma della possibilità di iniziare a vedere che, molto più spesso di quanto non crediamo, invece di guardare ciò che accade dentro e fuori di noi attraverso una lente pulita, ci facciamo tantissimi film, a volte vere e proprie serie televisive.
In altre parole, praticando iniziamo a vedere i pensieri e le immagini, che si formano nella mente in modo automatico in reazione a ciò che accade dentro e fuori di noi, e scopriamo che, meraviglia delle meraviglie, possiamo riconoscere i film come tali. Saranno anche verosimili, ma non sono mai verità assolute. E’ una grande libertà, che ci permette di sentirci più leggeri, creativi, autoironici, empatici.
#mito 6: LA MINDFULNESS SERVE A DISTACCARSI DALLE COSE
Praticare mindfulness vuol dire coltivare una relazione onesta, intrisa di curiosità e di gentilezza, con la nostra esperienza interiore e con ciò che accade intorno a noi. L’idea è di imparare a essere un po’ più rilassati con gli inevitabili cambiamenti della vita, senza prendere sempre tutto come un affronto personale.
Detto questo, concepire la mindfulness come modo per distaccarsi dal mondo e dagli altri vuol dire non averne capito il senso più profondo: ci impegniamo in questa pratica non solo per noi stessi, ma anche per essere di beneficio agli altri. Non siamo così diversi come spesso crediamo e, anche se spesso ce ne dimentichiamo, il benessere di ognuno di noi è strettamente connesso a quello di tutti gli altri.
#mito 7: LA MINDFULNESS SERVE A RILASSARSI
So che potrebbe sembrarvi una notizia sconvolgente, ma non meditiamo per stare bene tutto il tempo. Chiaramente non meditiamo nemmeno con lo scopo di sentirci male, ma piuttosto ci diamo l’opportunità di coltivare un’attenzione aperta e compassionevole verso tutto ciò che accade, liberandoci dalla tendenza ad aggrapparci compulsivamente a ciò che ci fa stare bene nell’immediato (avete presente tutte le volte in cui mangiate troppo gelato per sfuggire da voi stessi e poi vi sentite, forse, peggio di prima?).
Potete, se volete, pensare alla meditazione come a un momento in cui finalmente vi fermate, e guardare il cielo. Arriveranno, come nuvole, pensieri ed emozioni che a volte portano con sé piacere e conforto, altre difficoltà e dolore. Resteranno per un po’, e poi se ne andranno. L’essenza della meditazione è imparare a stare con noi stessi non importa cosa stia accadendo, senza etichettarlo come buono o cattivo, giusto o sbagliato, accettabile o disgustoso. E’ guardare il cielo della nostra esperienza interiore, lasciando che le nuvole arrivino e, senza soffiarci sopra, vedere che se ne vanno.
#mito 8: LA MINDFULNESS E’ UNA PRATICA A CUI CONVERTIRE IL MONDO
Una delle ragioni per cui la mindfulness è diventata così popolare è che, spontaneamente, chi la pratica tende a parlarne molto bene. Detto questo, non so voi ma io trovo davvero un po’ noiosi quelli che accentrano tutta l’attenzione su di sé per raccontarti di quanto stanno meglio da quando non mangiano più glutine, sono diventati vegani, hanno adottato un cane o fanno yoga.
Se volete convincere le persone intorno a voi a praticare mindfulness, cercate soprattutto di incarnarne i principi. Parlatene cioè solo se osservate che all’altro interessa, e fate in modo che sia un dialogo, non un tentativo di proselitismo. Raccontate la vostra esperienza, e i cambiamenti che avete osservato nella vostra vita, senza pensare di essere, per questo, migliori di chi avete di fronte. Siate umani, e guardate l’altro negli occhi, non da un piedistallo.
A questo punto, non mi resta che augurarvi buona pratica e ricordarvi che vi aspetto tutti, domani sera 19 maggio alle 18.30, presso lo Spazio Eventi del Mondadori Megastore di Via Marghera a Milano, per festeggiare insieme l’uscita di Mente Calma Cuore Aperto. Ciao!