Meditazione sul respiro a 25’55”
La mindfulness va di moda… ma abbiamo capito cos’è la meditazione?
Negli ultimi giorni mi sono accorta di quanto, nonostante si dica che la mindfulness vada molto di moda, così tanto che alcuni si sarebbero persino già stufati di sentirne parlare… in molti ancora non sembrano sapere cosa siano davvero la meditazione e la mindfulness. O meglio: sono convinti di saperlo, ma ciò di cui parlano è in realtà un insieme di stereotipi e pregiudizi che poco hanno a che vedere con questa pratica. Ho quindi sentito l’urgenza di fare un po’ di chiarezza. Potrebbe essere utile a chi già pratica, per sgombrare alcuni dubbi o, chissà, avere alcune conferme. E potrebbe anche giovare a chi non ha mai meditato in vita sua perchè, se solo avesse un’idea più veritiera di cos’è la meditazione, potrebbe avvicinarcisi in modo più aperto e sereno. Sia chiaro: la meditazione di cui parlo è la meditazione di consapevolezza, a cui la mindfulness contemporanea fa riferimento. Ciò che affermo qui è dunque nella scia di questa tradizione, oltre che mediato dalla mia comprensione. Potrei avere frainteso, perchè ho i miei limiti. In ogni caso, ho fatto del mio meglio e spero che questo Medita con Caro possa esserti di beneficio.
I pregiudizi e gli stereotipi più frequenti sulla meditazione
Alcuni dei pregiudizi e stereotipi sulla meditazione che ho incontrato più spesso, di cui parlo più approfonditamente nel video:
La meditazione serve a scacciare i pensieri
Scacciare i pensieri è impossibile. Anzi, se ci fai caso, più provi a scacciarli più diventano incalzanti ed incombenti. La meditazione è un allenamento a lasciar andare i pensieri, un lavoro fatto di ripetuti spostamenti attentivi dal mondo dei concetti al mondo dei sensi. Per capirlo meglio, guarda questo reel. Mi scuso in anticipo se, per le prossime ore, vedrai elefanti ovunque.
La meditazione consiste nel fare il vuoto della mente
Non so bene per quale ragione – saranno i film di Bruce Lee? – ma questo l’ho sentito dire spessissimo. Con il risultato che tante persone, scoprendo che non ci riuscivano, hanno smesso di meditare dopo il primo o secondo tentativo, convinte che: “Evidentemente non fa per me” o, ancora peggio: “Cosa c’è che non va con me se non ci riesco?”. Mannaggia. Se ci sediamo con lo scopo di svuotare la mente, siamo lontanissimi dal non cercare risultati, che è uno dei pilastri fondamentali della mindfulness. E poi, se fosse davvero vuota, in modo permanente, avremmo un problema neurologico serio. Meglio di no.
La meditazione è una fuga dalla realtà
Ahimè, alcuni la interpretano così. Prendono la meditazione alla stregua di un bagno caldo. Peccato che la meditazione non sia una SPA, nè un tentativo di ottenere vantaggi particolari. Cercare un’unione con il divino, o uno stato di rilassamento più o meno profondo, simile a quello del gatto di casa quando si sdraia sonnecchiante al sole… è bello. Ma non è meditazione. Meditare è l’esatto contrario di una fuga dalla realtà: meditare è stare con le cose così come sono.
La meditazione è un gesto egoistico
Dipende. A me pare che, più la meditazione viene interpretata erroneamente come una fuga dalla realtà più, in effetti, questo rinforzi l’eccessiva attenzione a sè stessi a scapito del mondo circostante. Ma se, invece, ci concediamo di fare amicizia con noi stessi, allora le cose cambiano e possiamo iniziare a vedere che siamo tutti molto più simili di quanto non crediamo, e connessi gli uni con gli altri. Anche se ci sono opinioni diverse su come questo si possa coltivare, tutti vogliamo vivere al sicuro, in salute, essere felici e in pace. Per approfondimenti, guarda quest’articolo del 2012, quando avevo da poco aperto il blog.
La meditazione rinforza la passività
Falso. Ipotizzo che quest’idea derivi dalla grande confusione che esiste tra accettazione e rassegnazione, forse perchè viviamo in una cultura così incentrata sul fare e sul fare per ottenere, che stare fermi fa paura. Eppure, imparare a fermarci, anche quando ci fa paura, è fondamentale per vedere le cose così come sono con più chiarezza e iniziare a scegliere con più saggezza, invece che vivere mossi dal pilota automatico generato da tutte le fantasie, i timori e i rimpianti che ci agitano.
La meditazione è una forma di respirazione speciale
E accade così che, convinte di far bene, alcune persone iniziano a respirare come Dart Fener in Guerre Stellari. Ma meditare non consiste nel respirare in un modo speciale. Persino la meditazione sul respiro, grande classico di tutti gli approcci fondati sulla consapevolezza, non implica alcun tipo di alterazione del respiro. Quando meditiamo, coltiviamo l’intenzione di stare con quello che c’è. Quindi, anche con il respiro così com’è. Rinunciare, una volta tanto, a voler controllare tutto, può essere un grande sollievo. E quando la mente si rilassa, anche il corpo la segue.
La meditazione è roba per frikkettoni
… senza alcuna base scientifica. Fare questa affermazione vuol dire non essere correttamente informati. Se hai qualche dubbio, ti invito a farti un bel giro su PubMed inserendo, come parole chiave: “mindfulness meditation”. Puoi anche farti un giro sul sito di Richard Davidson, fondatore e direttore del Center for Healthy Minds presso l’Università del Wisconsin-Madison. Davidson afferma che: “Wellbeing is a skill”, cioè che il benessere psicologico è un’abilità. Leggi: non è un tratto stabile che o lo possiedi o non c’è nulla che tu possa fare, ma qualcosa che puoi coltivare.
Per meditare devi avere tempo
Infine, il fraintendimento più diffuso, che relega la meditazione a un allenamento che fai solo per un certo periodo di tempo, possibilmente seduto a gambe incrociate su un cuscino. Un po’ come se, quando si va in palestra, si decidesse di paralizzare il corpo per tutto il resto della giornata. Possiamo meditare mentre ci laviamo i denti, camminiamo lungo la solita strada che da casa ci porta al lavoro, entriamo in una stanza, qualcuno ci dice qualcosa che ci indispettisce, o ci troviamo nella sala d’attesa dal dottore, in attesa di una notizia importante. Per questo, esiste “Come addomesticare un elefante selvaggio e altre avventure nella mindfulness” di Jan Chozen Bays, che ho curato per Hoepli come parte della collana Mindfulness.