“Durante le otto settimane del programma MBSR ho iniziato a sentire una distanza, che non so colmare con un racconto, tra quel che ho letto e quel che ho vissuto. Ad esempio, a cosa serve aspirare all’armonia della mente e del corpo e leggere a proposito della consapevolezza senza aver capito come provare a tradurre questa parola in pratica? Per esprimere, in parte, questa distanza, mi appoggio a una frase che ritagliai da una rivista: ‘[…] l’orizzonte del sentimento è molto più ampio dell’orizzonte della parola […]. E allora bisogna essere forti per abitare i bordi del linguaggio, le sue insufficienze, le sue inesprimibilità che sono costitutive del sentimento’ (Galimberti U., 2008).
Aver notato l’utilità che a volte può nascere se si abbandonano le descrizioni, le sintesi e i giudizi è uno dei motivi per cui mi è passata la voglia di leggere libri sulla mindfulness, mentre è aumentata quella di praticare provando ad essere costante, fiduciosa e paziente, similmente a come può accadere quando si inizia a praticare uno sport che richiede un frequente allenamento per poter essere un po’ appreso.
In diversi istanti quotidiani sento che sta iniziando ad essere di giovamento stare nel presente in un altro modo: l’attenzione al mio respiro (quando ci avevo pensato l’ultima volta? Forse nel 2002, quando feci un corso di respirazione? Forse quando mi è capitato di svegliarmi per un respiro un po’ troppo pesante?) la volontà di prestare attenzione al corpo e dare un nome alle sensazioni; il piacere di percepire il silenzio delle sensazioni corporee; la sorpresa di pensare a qualcosa che avrei definito noioso come a qualcosa che, invece, è semplice e amabile, anche se non sempre facile.
Sono contenta di aver partecipato al programma MBSR e di aver ricominciato a notare e a voler contenere la tendenza non utile a giocare a nascondino con me stessa.
Certo, l’impazienza continua ad assalirmi, il desiderio di modificare in modo ben visibile (da me e dagli “altri”) certi atteggiamenti e situazioni a volte è al centro dei pensieri, ma confido nel fatto che, se provo a star ferma, posso rendermi conto che le sensazioni e i pensieri spiacevoli non durano per sempre, non equivalgono a me.
A proposito, ancora una volta mi ronza in testa una delle risposte che mi ha dato Carolina, citando nonricordochi: ‘Disegni un drago e poi ti spaventi’…”