Pratica di gentilezza amorevole a partire da 15’30”
“Che tu possa amarti. Che tu possa sentiti come un re o una regina. Che tu possa vedere quante persone ti amano. Che tu possa dare e ricevere amore ogni giorno della tua vita” Semplicemente Single
Volersi bene non è sempre facile, ma si può imparare
Non dico che capiti a tutti. E ad alcuni, più fortunati, questo non accade. Ma se sei un po’ come me, e nel tempo ho scoperto di non essere sola, almeno in un certo periodo della tua esistenza hai avuto dei dubbi sul tuo valore e sulla possibilità di essere amato così come sei. Forse, li nutri anche adesso. Forse, hai addirittura la certezza opposta. Pensi che sei rotto e ti chiedi come puoi aggiustarti o, ancora peggio, temi che non ci sia più nulla da fare: ti tocca rassegnarti.
So quanto può essere pesante questo segreto perché, anche se ora non è più così, l’ho nascosto nel cuore per tanto tempo. In una fase della vita, mi ha portata a cercare di raggiungere traguardi speciali, perché credevo che farlo mi avrebbe resa più amabile, senza godermi davvero il percorso. Nelle relazioni, mi ha convinta troppo volte a fingere che andasse tutto bene, a compiacere troppo, a tradirmi per paura di essere abbandonata, coltivando la segreta e utopica speranza che l’altro mi salvasse da me stessa.
Impedivo così l’intimità che cercavo, che non può mai essere tale se non prendiamo il coraggio di mostrarci così come siamo. E mi stancavo molto, perché quando pensi di dover essere speciale, e non che lo sei già difetti compresi (speciale non vuol dire perfetto), è facile sentire che, in fondo, non sei mai abbastanza.
Inutile che vi dica che tonnellate di psicoterapia a cui, nel tempo, si è affiancata la mindfulness, mi hanno aiutata moltissimo a volermi bene davvero e a permettermi di essere finalmente me stessa.
Vediamo il presente attraverso le storie che ci raccontiamo
Come mai alcuni di noi fanno così tanta fatica ad amarsi e a pensare di poter essere amati? In fondo, la nostra capacità di connetterci con gli altri è innata, basta vedere un neonato per accorgersene. Ma siamo anche esseri sensibili, che imparano molto in fretta e disimparano lentamente.
Dai primi giorni di vita, creiamo una mappa su chi siamo, sul mondo, e su cosa possiamo aspettarci. Se piango, qualcuno arriverà. Oppure no. Se arriverà, mi dirà di smetterla. O mi accoglierà tra le sue braccia. Cercherà di capire e sarà in grado di farlo. O la traduzione perderà pezzi e tornerà deformata. Come un tonfo sordo, o una lingua straniera, o un taglio.
Velocemente, frammenti ripetuti d’esperienza diventano storie che spiegano cosa ci sta capitando e perché. Messaggi sul nostro valore, e sulla possibilità di essere noi stessi sentendoci al sicuro. Invece che protestare, o fingere, o chiuderci in un guscio per proteggerci da ulteriori delusioni.
Quando siamo piccoli, queste storie sono implicite, si fanno cioè strada nel corpo e diventano, per usare un termine del maestro zen Ezra Bayda, la nostra memoria cellulare. Il mal di pancia o il mal di testa di un bambino (e non di rado succede anche agli adulti), anche se non va mai sottovalutato, può essere l’espressione di emozioni non elaborate, a cui bisogna prestare ascolto.
Poi, quando cresciamo, queste storie, diventano sempre più esplicite, e si sovrappongono al presente in modi più o meno vicini, lontani, da ciò che è. Non vediamo le cose per come sono, ma per ciò che siamo o, meglio, per le storie che ci raccontiamo.
Una questione di tigri, di bias, e di sopravvivenza
E veniamo, infine, al fatto che disimpariamo lentamente. Potremmo sintetizzarlo, usando il linguaggio dei biologi evoluzionisti, con questa frase: è una questione di bias. Positivo e negativo, confirmation bias e negativity bias.Succede cioè che non solo tendiamo a privilegiare le informazioni che concordano con le nostre attese, in particolare con i fatti più vivamente impressi nella nostra memoria, ma che (dannazione!) gli elementi negativi catturano la nostra attenzione più dei positivi.
Il nostro cervello funziona così per assicurarsi la sopravvivenza, e certamente è un bene ricordarsi che le tigri sono pericolose e non mangiano solo verdura, ma questo ci rende difficile vedere il presente in modo fresco, senza anticipare pericoli che, ora, non ci sono più. O almeno, non sempre. Come rischio di essere respinti se ci permettiamo di essere noi stessi.
La mindfulness e la psicoterapia ci aiutano a vedere con maggiore chiarezza le nostre dinamiche interiori, a riconoscerle per la funzione che hanno avuto in passato, e a fare reset. Ci permettono di vedere come, e quando, le storie che ci raccontiamo non sono più vere, così che possiamo lasciarle andare per fare spazio a storie nuove.
L’amore è già i noi, dobbiamo solo riscoprirlo
La storia più bella che ti auguro di raccontarti, perchè è vera, è che l’amore è già in noi. Tutti possediamo una capacità di amare intrinseca che gli eventi della vita possono accrescere, mettere alla prova, sfidare, ma nessuno può portare via. Si manifesta quando chiediamo a qualcuno “Come stai?” con interesse genuino, quando mettiamo cura in ciò che facciamo, quando scegliamo di dire “No” per ascoltare e proteggere noi stessi, e in tanti altri modi a volte clamorosi, altri quotidiani e quasi invisibili, eppure così potenti.
Per questo, perchè tu possa sentirlo davvero, al discorso iniziale di questo Medita con Caro segue la pratica della gentilezza amorevole. La trovi anche tra gli audio di Semplicemente Single!