No. Non è un un invito al contorsionismo, né a contrarre l’epatite.
E’ la traduzione italiana istintiva del mio proverbio preferito, in assoluto, di tutti i tempi:
“Put your money where you mouth is”
Ovvero: investi in ciò in cui credi. Ancora meglio: investi in ciò in cui dici di credere.
In un’ottica di mindfulness: connettiti con la tua intenzione. E traducila in pratica.
Mi spiego, e pongo a voi la domanda.
In questo preciso istante: cosa state facendo? Perché?
Oh. Qualcosa mi dice che qualcuno di voi si è fermato, ed è arrivato in questo momento. Benvenuti!
Ora, seriamente: quando è stata l’ultima volta in cui ve lo siete chiesti?
La maggior parte di noi trascorre una vita manovrata da un pilota automatico, con fugaci momenti di risveglio che istintivamente vorremmo spegnere perché se ti accorgi che lungo il percorso sei finito nel posto sbagliato… ci siamo capiti.
E allora per alcuni è meglio ritornare nei ranghi, si illudono che abbandonarsi alla famigliarità del pilota automatico e dei riferimenti culturali noti sia più facile, smettono di interrogarsi e chi si è visto si è visto. Così, invece che ritrovarsi, ci si perde, e in questo modo, a volte, si perde una società intera.
Ma altri, più coraggiosi, rispondono all’appello. Perché sto facendo quello che sto facendo? Qual è la mia intenzione? Non parlo necessariamente di assoluti o di grandi sogni, parlo di una sana possibilità di imparare a prendersi delle pause, fermarsi, riflettere e interrogarsi.
Dopo lo shock iniziale, corriamo solo un rischio: quello di essere connessi con chi siamo e con ciò che ci circonda. E di avere una visione più chiara di dove vogliamo andare.
Alcuni la chiamano missione.
La mia, in questo momento, è quella di insegnare mindfulness. La vostra potrebbe essere far sì che vostro figlio cresca sano, recuperare le forze dopo un momento difficile, trovare un lavoro, andare ad un appuntamento importante, concludere un affare, farvi una doccia, stare bene con chi amate.
Il contenuto della missione, posto che non sia distruttivo, conta poco.
Conta sapere dove siamo ora, perché solo in questo modo possiamo scegliere dove andare.
E’ per questo che medito. Non medito tutti i giorni per insegnare mindfulness, perché fa parte di un curriculum, di una possibile moda, o di un dovere. Medito tutti i giorni per dare un senso a ciò che faccio.
Mi fermo, ritorno a questo momento, e ricomincio da ora. Mi sento vuota, e piena. E sto bene.
E voi, ora, dove siete? Come state?









Sto bene grazie alla Mindfulness. Mi centro nel momento presente e tengo a bada i nuvoloni umorali che accompagnano i giudizi che costantemente tendevo a dare alla qualità della mia vita: “Dovrei essere lì, invece sono qui. Dovrei aver fatto questo invece guarda come sono messa, ecc”. Schemi mentali automatici che come unica conseguenza mi davano tanta frustrazione, se non depressione vera e propria! Meditare aiuta anche a scoprire chi si è, qual è il proprio senso profondo e aiuta, naturalmente, a virare bruscamente per indirizzarsi lungo la PROPRIA strada. Così sta succedendo a me.
Bellissimo post e bellissimi (e utilissimi!) spunti di riflessione…grazie!
Bellissimo post..promemoria molto utile! grazie!
Parole “nuove” che ispirano. Mi sono appena iscritta per ricevere gli aggiornamenti. Leggevo di Mindfulness 2 anni fa senza neanche saperlo, oggi ritorna sulla mia strada e forse sono più pronta a capirne il messaggio. Ci vediamo presto!