Non c’è fuga da noi stessi
Sedersi a meditare, che sia la prima volta o l’ennesima, ci mette subito di fronte a una verità scioccante: non c’è fuga da noi stessi. Non solo non c’è fuga da noi stessi nella meditazione, ma non c’è nel lavoro, non c’è nell’ottenere riconoscimento sociale, soldi o bellezza, non c’è nemmeno in un luogo di vacanza paradisiaco. La vacanza da noi stessi è un’illusione. Semplicemente, non esiste.
Se hai l’abitudine a fuggire da te stesso attraverso mille impegni, o vorresti smettere di sentire perchè le cose, a volte, ti sembrano troppo intense e hai l’impressione che ti travolgano, potrebbe sembrarti una pessima notizia. Ma non è così: nel momento in cui smettiamo di fuggire da noi stessi, possiamo finalmente incontrarci. Dopo il primo shock, dovuto al fatto che meditare ci porta a vedere la nostra nevrosi in diretta, senza possibilità di usare filtri o fare tagli, se non desistiamo, se non cerchiamo di fuggire un’altra volta, se ci rilassiamo un momento, iniziamo a vedere che in noi c’è anche una parte saggia, nobile, forte, gentile, paziente, persino eroica.
La nostra parte eroica
Ho sempre pensato che in ognuno di noi c’è, potenzialmente, un eroe. Quando parlo di eroismo, non parlo necessariamente di gesti clamorosi, di quelli che ti portano a finire sui giornali, ma della capacità di guardarci intorno e chiederci ciò che va fatto in un dato momento, al di là del nostro immediato interesse personale.
In alcune situazioni, potremmo sentirci impotenti e credere che non possiamo fare nulla. Ma non è così. La nostra libertà di scelta è molto più ampia di quanto la nostra mente, un po’ per confusione, un po’ per pigrizia, vuole raccontarci. Nei momenti difficili, è fondamentale non perdere tempo, ma prendersi il tempo per vivere nel migliore dei modi.
Per esempio, magari in questo momento vorremmo aiutare delle persone malate ma non siamo nè medici nè infermieri, e non abbiamo le competenze per farlo. Oppure vorremmo stare vicini ai nostri famigliari, ma la necessità di proteggere loro e la salute collettiva ci tiene separati. O forse vorremmo fregarcene di tutto e di tutti, e uscire a folleggiare per locali o andare chissà dove. Possiamo scegliere se lamentarci, polemizzare, far finta di niente o persino aggirare le regole, dicendoci che in fondo non ci riguarda, che non conta, che i nostri impulsi e la nostra emotività fuori controllo sono più importanti di qualsiasi altra considerazione. O possiamo prendere il nostro posto nel mondo.
Prendere il nostro posto nel mondo
Prendere il nostro posto nel mondo, per me, significa chiederci quali sono i nostri valori più importanti e come possiamo esprimerli non solo quando è facile, ma soprattutto quando è difficile. Si tratta di ricordarci che siamo tutti interconnessi e che il nostro bene non può mai prescindere dal bene degli altri. Vuol dire capire che i momenti sfidanti sono anche occasioni di risveglio rispetto a ciò che conta per tutti nel lungo termine, non solo per noi nell’immediato.
C’è chi mi prende in giro per questo, e in effetti mentre scrivo anche a me viene un po’ da sorridere, ma una domanda che mi faccio spesso, è come vorrei essere ricordata al mio funerale. Non temo o penso di morire a breve, ma chiedermelo mi aiuta a sentirmi più viva. A prendere il mio posto nel mondo. Qual è il tuo?