Abbandonata in spiaggia
Il 28 dicembre, mentre ero in vacanza in Brasile con mio marito, ho iniziato a soffrire di dolori all’occhio sinistro che, nel giro di pochi giorni, ci hanno portati a decidere di tornare anticipatamente in Italia affinché il team oculistico che conosce bene la mia storia potesse visitarmi – ora va molto meglio.
Razionalmente, era la scelta più sensata che si potesse prendere. Eppure, questo è il sogno che ho fatto appena tornata. Lo intitolerò: “Abbandonata in spiaggia”.
Sogno che sono sulla spiaggia di un hotel con mio marito, in procinto di fare un transfer verso una nuova destinazione. Luigi – mio marito – mi dice: “Tesoro, perché non vai un attimo dentro a vedere che sia tutto a posto in reception?”. Al mio ritorno, mi accorgo che è scomparso con tutti i suoi effetti personali. Inizialmente mi preoccupo moltissimo, temo che gli sia successo qualcosa, ma poi sopraggiungono i suoi famigliari a dirmi: “Sai, Luigi è fatto così”. Ricompare in spiaggia il giorno dopo, dicendomi con il sorriso sulle labbra che ha un’altra, che devo farmene una ragione, così va la vita.
La paura dell’abbandono: due chiacchiere con chat GPT
Per tanto tempo, ho sofferto di paura dell’abbandono. E visto che ultimamente mi diverto a sperimentare con chat GPT per capirne limiti e potenzialità, ecco qui:
Io: Hey buon giorno! Che cos’è la paura dell’abbandono?
Chat GPT: Ciao! La paura dell’abbandono è una forte ansia legata alla possibilità di essere lasciati o abbandonati da persone significative della propria vita. È un sentimento comune che può influenzare le relazioni e il benessere emotivo. Che ne pensi?
Io (incuriosita dalla domanda): Non ho capito perchè mi chiedi cosa ne penso.
Chat GPT: Scusa se non è stato chiaro. Volevo sapere se hai esperienze o pensieri personali sulla paura dell’abbandono. È qualcosa che ti riguarda in modo particolare?
Io: Sì, è qualcosa che mi riguarda.
Chat GPT: Capisco. Affrontare la paura dell’abbandono può essere complesso. Hai mai parlato con qualcuno di queste sensazioni, magari un amico o un professionista? Potrebbe esserti d’aiuto.
Io: Sì sì, fatto. Grazie, ChatGPT.
ChatGPT: Di nulla! Se hai bisogno di parlare di altro o hai domande, sono qui.
La definizione è corretta e certamente la paura dell’abbandono influenza le relazioni e il benessere emotivo. Mi lascia, invece, un po’ perplessa il termine comune: la paura dell’abbandono di certo non riguarda solo me, ma neanche è un’esperienza di tutti. Direi: più comune di quanto non si creda, visto che è un vissuto molto intimo, spesso tenuto nascosto, a volte non riconosciuto da chi lo prova.
In passato, la paura dell’abbandono mi ha spinta a evitare tout court di manifestare il mio desiderio di vicinanza, così da proteggermi da ogni rischio di essere respinta o che l’altro si allontanasse da me. Altre volte, il desiderio di vicinanza ha preso il sopravvento in modo ansioso portandomi a essere incalzante, a chiedere con insistenza sicurezze che non potevano essere date, a non mollare la presa nonostante l’evidenza che fosse meglio stare da sola.
Guarire non vuol dire scacciare, eliminare, cancellare
Oggi, a 49 anni, con quattro psicoterapie alle spalle e tanta mindfulness, posso dire di essere guarita da questi meccanismi: non li metto più in atto da anni. Ma resta una sorta di tracciato che si attiva dentro di me in modo automatico quando mi sento particolarmente vulnerabile. Un insieme di lampadine che improvvisamente si accendono per comporre la scritta: “Attenta a non pesare troppo che poi le persone si stuferanno di te”.
Guarire non è eliminare il tracciato o tentare di bruciare le lampadine, allarmandosi all’eccesso perché crediamo che, se stessimo davvero bene, non dovrebbero accendersi. Ci sono automatismi che hanno radici lontane e potenti, e guarire significa innanzitutto prenderne atto.
Sul piano razionale so molto bene che Luigi non mi abbandonerà se ho un problema di salute. Anzi, come alcuni di voi sanno lui è l’Accuditore (inizialmente su IG lo chiamavo così) e il soprannome non è certo stato scelto a caso.
Rimane in me il solco di una paura abbandonica che ha origini antiche e che a volte si accende. Magari un giorno scomparirà del tutto, magari no. Poco importa: posso riconoscerla, guardarla, accettare che compaia in alcuni momenti della mia esistenza, senza darle troppo peso.