Fra pochi giorni inizieranno, in Semplicemente Spazio, dopo l’Open Day di sabato, le presentazioni del programma MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction). Anche se molto lavoro resta ancora da fare per diffondere questo approccio alla vita che ti cambia la vita, la mindfulness, dopo essere letteralmente esplosa nel mondo anglosassone è sempre più conosciuta anche qui in Italia. Resta comunque che, quando parlo del programma MBSR, ideato da Jon Kabat-Zinn nel 1979 e diffuso ormai in tutto il mondo, molte persone appassionate di mindfulness ancora non sanno cosa sia e tanto meno perché potrebbero volere fare questo percorso, che integra la dimensione scientifica, medica e psicologia occidentale con la saggezza della tradizione meditativa orientale. Una mindfulness secolare, insomma.
Potrei elencarvi, tra i diversi benefici evidenziati dalla ricerca scientifica, il fatto che la mindfulness riduce lo stress, migliora la memoria e la capacità di concentrazione, innalza le difese immunitarie, aiuta chi soffre d’ansia o di depressione – nel Regno Unito fa parte dei trattamenti offerti dal sistema sanitario nazionale- permette di gestire meglio l’impulsività e tutte le emozioni che consideriamo difficili, migliora il sonno e insomma, se proprio volete farvi una scorpacciata di ricerca scientifica, andate su PubMed ed esplorate i risultati di 553 ricerche sull’MBSR.
Ma lo scorso 25 aprile, festeggiando la liberazione dal nazifascismo, mi è venuto in mente che il programma MBSR è un modo sistematico per coltivare la mindfulness come possibilità di liberarci da ciò che ci danneggia o ci ostacola nel vivere pienamente la nostra vita: i pensieri che non servono.
Un po’ come le nostre case che spesso sono troppo piene, siamo tutti zeppi di pensieri inutili o dannosi. Pensieri che ci dicono che non siamo o che non abbiamo abbastanza, che siamo un disastro completo, che non possiamo permetterci di essere vulnerabili o sconclusionati, figuriamoci di sbagliare, o di provare quello che proviamo. Pensieri che insistono che siamo senza speranza o che, per accettarci o essere amati, dobbiamo diventare qualcun altro. E poi, come se non bastasse, ci sono i pensieri che ci dicono che dobbiamo assolutamente preoccuparci, o continuare a pensare a persone e situazioni che ci fanno arrabbiare, o sentirci tristi, o in colpa, o soli, come se fossimo davvero separati dagli altri e nessuno potesse capirci.
Voglio dirvi un “segreto”: nessuno di questi pensieri è vero. Sono solo pensieri, nulla più. Nascosta dalla parte che pensa troppo, c’è una parte di noi tenera, coraggiosa e saggia, che sa affrontare tutto e prendersi cura di sé, degli altri e di questo mondo in un modo che ci può rendere davvero tutti più liberi e felici.