L’altro giorno riflettevo sul fatto che, quando si parla di accettazione, le persone si dividono in tre categorie.
La prima è quella del: “Ma che, sei matta?”. Se appartieni a questa categoria, sei convinto che accettare significhi subire, far finta di niente, essere passivi. L’equivalente del farti investire da una moto in corsa senza nemmeno provare a spostarti, o del guidare contromano in autostrada. Una follia insomma.
Ma accettare non è questo. Accettare significa sviluppare una relazione diversa con la nostra esperienza. Vuol dire permettere a quello che provi di essere presente, non solo perché lo è – è esattamente quello che provi in questo momento- ma anche perché accettare è l’unico modo per creare spazio tra ciò che vivi e la possibilità che hai di osservarlo, in modo tale che non continui a reagire sempre nello stesso modo, ma puoi iniziare a percorrere strade più sagge e costruttive.
Anche se ti sembrerà strano, o forse ti fa paura, entrare in contatto con il presente così com’è -non come pensi che debba essere o come credi di doverti sentire- è il modo per aprire la porta alle tue risorse interiori. Quando inizi a osservare pensieri come: “Dovrei sentirmi diversamente” come semplici pensieri, puoi finalmente fare spazio all’arrivo della gentilezza, e iniziare a chiederti non tanto: “Cosa c’è che non va con me?” o: “Come posso liberarmi di questa esperienza?”, ma piuttosto: “Che cosa mi sta dicendo quello che provo? Posso onorarlo come farei con un amico venuto da lontano? Posso chiedergli – e chiedermi- di cosa entrambi abbiamo bisogno per stare un po’ meglio?”.
Negare ciò che provi è rischioso per la tua salute psicofisica, accoglierlo ti permette di volerti bene e di cambiare.
E ora, la seconda categoria: se fosse un bar, potremmo tranquillamente dire che molti di noi lo frequentano. Se fai parte di questo gruppo, sul piano intellettuale ti rendi perfettamente conto che essere più amorevole nei confronti di te stesso e di ciò che provi è una buona idea, ma proprio non sai come mettere in pratica questo bel concetto. Ho una buona notizia per te: accettare non è così difficile come pensi. A patto di allenarti.
Si tratta di imparare a fermarti, ripartire dal corpo, dai sensi, da tutto ciò che puoi notare ora e che esiste al di là delle parole e delle storie che continui a raccontarti e che ti impediscono di vederlo. Piano piano, con pazienza, ti accorgerai che puoi permetterti di provare e di accogliere tutte le emozioni che ti rendono così meravigliosamente umano, anche quelle più difficili o spaventose, e che non solo questa scelta non ti danneggia, ma anzi ne esci più forte. Di una forza autentica, calma e profonda. Non quella che abita nei “Dovrei essere più forte di così”, ma quella che vive nella consapevolezza che, qualsiasi cosa accada, hai in te tutte le risorse per affrontarlo. Sarai, quel punto, appena entrato nella terza categoria. Possiamo tutti, ogni tanto, frequentare anche un po’ quella.
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