Ti è mai capitato di pensare che partner non ti dà le attenzioni che vorresti e che, se non fa una certa cosa o non pronuncia determinate parole, allora non ti ama o, comunque, non abbastanza?
In seduta
Un po’ di tempo fa è venuta a trovarmi Veronica, che sta con Aurelio da qualche mese. Era un po’ che non ci vedevamo e, quando le ho chiesto come andassero le cose con lui, si è subito adombrata: “Bene, nel senso, stiamo bene insieme, però è così difficile parlare di emozioni e poi non mi fa sentire importante”.
Quando le chiedo di dirmi di più, mi racconta, tra le varie cose, che quando è al lavoro Aurelio risponde a stento ai suoi messaggi, che qualche giorno prima, mentre lei provava a parlare di loro due, l’avrebbe interrotta dicendole che aveva appena ricevuto sul telefono l’email di conferma del loro weekend a Palermo, e che “una sera che siamo usciti a cena e indossavo un abito rosso, fasciante, di un sexy di quelli che più sexy non si può, lui non se n’è neanche accorto!”.
Veronica mi dice di sentirsi molto frustrata e di alternare momenti in cui si morde la lingua, ad altri in cui esplode con Aurelio lamentandosi di non sentirsi vista. Mentre continuo ad ascoltarla, so che ciò che mi sta dicendo è vero: Aurelio tende ad essere distratto, ha un problema di attenzione frammentata, e non si mostra particolarmente volenteroso quando Veronica vuole parlare di emozioni e di loro due.
Mi chiedo però, e chiedo a Veronica, se non esiste anche un’altra verità: “Ci sono altri modi in cui mostra attenzioni verso di te?”, “Non vuole parlare di emozioni o non ne è capace?”.
Salta fuori, allora, che quando dormono insieme “mi dice sempre frasi tenere prima di chiudere gli occhi e nella notte cerca sempre il contatto con me” e che “in effetti è fisicamente sempre molto affettuoso anche quando siamo con gli amici, anzi una nostra conoscenza comune mi ha detto di non averlo mai visto così”.
Mi descrive un episodio in cui, dopo aver saputo che Aurelio adora una particolare marca belga di praline, ha fatto in modo di averle e gliele ha proposte, una sera, per dessert: “Mi ha guardato, poi ha guardato la confezione di praline, e ha fatto una faccia strana, tra il perplesso e l’inebetito”. Inizialmente Veronica ci è rimasta male, e si è subito allontanata fingendo di dover fare qualcosa. Poi, ci ha ripensato ed è tornata a rivolgersi a lui: “Senti, prima che mi faccia un viaggio e ci resti malissimo, mi spieghi cos’è quella faccia?”. Risposta: “Da tanto tempo qualcuno non aveva un pensiero così carino per me, sono rimasto così stupito che non sapevo cosa dire”.
Miopi dell’amore
Nel 1992, negli Stati Uniti, Gary Chapman pubblicò un libro intitolato: “The Five Love Languages: The Secrets to Love that Lasts” (tradotto in italiano con: “I cinque linguaggi dell’amore. Come dire ‘ti amo’ alla persona amata”, ed. Elledici).
Il libro, che negli anni è diventato un best-seller con milioni di copie vendute, si basa sulla premessa che persone diverse con personalità diverse esprimono e ricevono l’amore in modo diverso. Imparando a riconoscere i diversi stili di amare sarebbe dunque possibile, per Chapman, risolvere molti conflitti di coppia e sentirsi più vicini e affiatati.
La teoria di Chapman, te lo dico subito, non ha ricevuto alcuna validazione scientifica. Ma c’è qualcosa nel suo ragionamento che getta luce su un problema che a volte ci assale: ci fissiamo sulla nostra idea di come si ama e di come vorremmo/dovremmo essere amati, perdendo di vista l’amore che arriva. Diventiamo miopi dell’amore.
Certo, Aurelio fatica a condividere le proprie emozioni e chissà, forse anche a leggerle e descriverle innanzitutto a sé stesso, ma davvero non fa nulla per far sentire Veronica importante?
Questo testo è tratto dalla newsletter di Carolina. Per iscriverti, vai qui.