Osservare e fare, afferrare e lasciare andare, stare con i piedi per terra e osare visioni che potrebbero trasformare il mondo.
La vita è l’arte di coltivare l’equilibrio.
Smettere di resistere, non aggrapparsi ai propri preconcetti, lasciare andare le aspettative in favore della possibilità di coltivare le proprie intenzioni e connetterci con lo svolgersi della vita momento per momento non vuol dire diventare passivi o, ancor peggio, subire il manifestarsi delle cose arrendendoci ad un destino che è solo nella nostra mente.
Se lasciare andare è una delle capacità più importanti e preziose che coltiviamo quando meditiamo, anche tenersi saldamente ancorati lo è.
Al respiro, alle buone abitudini che ci permettono di prenderci cura di noi e delle nostre relazioni, ai valori della gentilezza, della pazienza, della perseveranza, del coraggio. All’intenzione di coltivarla davvero questa saggezza.
Sapendo che è un’arte. Perfetta e imperfetta allo stesso tempo. A volte l’equilibrio ci appare compiuto, altre volte cadiamo goffamente quasi non avessimo mai camminato prima. Perché il terreno cambia, la sabbia tiepida può farsi bollente oppure arriva un’onda e porta via le nostre certezze dissolvendole in un istante, insieme ai castelli costruiti coi bambini sulla riva.
E l’equilibrio non consiste nell’afferrare la sabbia o provare a respingere l’onda, ma nell’aprirci al fluire delle cose lasciando che sogni, visioni e piani si ancorino al momento presente, e non alla nostra idea di ciò che doveva accadere.
E’ in questa scelta che possiamo trovare un silenzio senza pensieri, una presenza che può farsi azione efficace, un nuovo spazio e una nuova bellezza.
Buona pratica.