“La tua visione diventerà chiara solo quando guarderai nel tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si risveglia” ~ Carl Jung
Praticare mindfulness è fantastico, ed è meraviglioso che la mindfulness si stia diffondendo sempre di più in tutti i settori anche qui in Italia.
Oggi però avevo voglia di condividere con voi un paio di riflessioni, basate su un articolo in cui mi sono imbattuta qualche giorno fa sulla Harvard Business Review, dal significativo titolo: Is something lost when we use mindfulness as a productivity tool? (Perdiamo qualcosa quando usiamo la mindfulness come uno strumento produttivo?)
La domanda non è affatto banale, perché indica contemporaneamente alcuni miti della nostra cultura così come il rischio di fraintendere cosa vuol dire realizzare gli insegnamenti della mindfulness nella nostra vita quotidiana.
La prima cosa che vorrei dirvi in proposito è che non c’è assolutamente nulla di male nel volere essere persone capaci di realizzare i propri obiettivi e anzi, auguro di cuore a tutti quanti voi di poterlo fare al meglio delle vostre possibilità.
La seconda è che praticare mindfulness davvero può migliorare la nostra capacità di concentrazione e in generale la nostra performance, e in questo senso fanno bene aziende come Google, Goldman Sachs, HBO, Deutsche Bank e tante altre ancora a proporla ai loro dipendenti.
Ma attenzione a guardare alla mindfulness come ad uno strumento volto esclusivamente a ottenere dei risultati. Una visione di questo genere non fa altro che alimentare il mito delle mille cose da fare, quello in cui sembra che, per alcuni di noi, l’essere sempre impegnati sia una specie di status, il mantenersi indaffarati una sorta di compulsione, e il riempimento dell’agenda qualcosa di simile a uno sport estremo.
Non stupisce poi che, essendo sempre tesi verso il prossimo obiettivo, non solo ci perdiamo la possibilità di una connessione più autentica con noi stessi e con le persone che amiamo, ma quando ci ritroviamo miracolosamente senza impegni, fatichiamo a rilassarci e ci prende quasi l’angoscia. Come se noi stessi e questo momento non potessimo avere valore a meno di non precipitare al più presto in una nuova azione. E’ proprio questo il punto: considerare la mindfulness come strumento produttivo ci mantiene intrappolati in un modo di vedere le cose ansiosamente dispiegato verso il futuro e non rilassato nel presente, facendoci dimenticare qualcosa di fondamentale che troppo spesso scordiamo e che andrebbe scritto per le strade insieme alla regolare segnaletica urbana: che siamo già essere umani completi.
Ripeto: siamo già essere umani completi. Anche se spesso fatichiamo a crederci, il nostro valore non dipende solo dagli obiettivi che raggiungeremo, ma anche e soprattutto dalla capacità di dare a noi stessi e agli altri un po’ di tregua e di coltivare un atteggiamento che sia capace di coraggio, ascolto, gentilezza e curiosità verso ciò che è qui. Dall’essere, a partire dalle intenzioni e dai valori che ci guidano, pienamente immersi nel gesto di adesso, indipendentemente da quello che accadrà fra due minuti, dopodomani, fra un mese o fra un anno.
Che cosa otterremo? La nostra vita. E l’obiettivo? L’obiettivo è viverla, dandole tutta l’attenzione che merita. Converrà metterci, oltre che un po’ di performance, anche un po’ di amore.