Se vuoi essere felice, fatti un favore: lascia stare l’autostima e inizia a praticare un po’ di self-compassion. Trattatati con gentilezza, senza essere sdolcinato. Coltiva, insieme alla tenerezza nei confronti di te stesso, lucidità e coraggio.
Ricorda che la vita è imperfetta, che tu sei imperfetto, e questo fa di te un essere umano – anche il Dalai Lama ha le sue giornate no, così come il tuo campione preferito o qualsiasi altra persona che consideri un mito.
Fidati: qualsiasi cosa tu stia provando in questo momento, non sei solo. Sei vulnerabile, è vero, esattamente come lo siamo tutti, e puoi volerti bene così come sei.
Chiediti: “Che cosa mi servirebbe davvero in questo momento?”. Datti, sotto forma di augurio, tutto ciò di cui senti di avere bisogno: “Che io possa essere paziente”, “Che io possa perdonarmi”, “Che io possa contattare tutta la forza che ho” e qualsiasi altra successione di parole che possa rinvigorirti e darti sollievo.
Ti aiuterà a mantenere un senso di equilibro e di sostegno interiore in ogni momento, anche quello più difficile.
Intro sino a 24.30/Pratica: Self-Compassion Break da 24.30 in poi, con saluti e tanto, ma tanto love finale!
Per approfondimenti sulla self-compassion, puoi visitare il sito di Kristin Neff.
Se vuoi praticare solo con la traccia audio del Self-Compassion Break… eccola qui per te!
Mi chiamo Carolina Traverso, Caro per gli amici. Sono nata in Costa D'Avorio da madre belga e padre Italiano. Sono cresciuta prevalentemente in Italia, ma ho vissuto anche in Iran prima della scuola materna, a Londra dopo l'Università e, sulla strada per tornare a casa, ho attraversato da sola per un anno l'India e il Sud Est Asiatico con uno zaino sulle spalle.
Da qualche anno lavoro e amo a Milano insieme a Iago, il mio pastore svizzero. Le mie esplorazioni intorno alla meditazione sono iniziate quando avevo diciassette anni, per curiosità, e sono proseguite, dopo i venti, tra Londra e l'Asia.
A voler essere sincera, mi sembrava di riuscire a cogliere solo in parte ciò che i miei insegnanti provavano a trasmettermi, ma sentivo che la pratica mi faceva stare bene e questo mi è bastato per farvi ritorno, nel tempo, sempre più spesso.
Ho sentito per la prima volta parlare di mindfulness una quindicina di anni fa, durante un ritiro di yoga a Goa, da una collega svedese che la insegnava. Desiderosa di approfondire, ho scoperto il lavoro di Jon Kabat-Zinn, me ne sono innamorata per il calore umano e il rigore scientifico, e in poco tempo mi sono formata come insegnante di mindfulness.
Da allora, sul mio percorso, ho incontrato centinaia di allievi e altrettanti maestri. Poter praticare e insegnare mindfulness, integrandola anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, mi fa sentire enormemente fortunata. È un dono immenso di cui non posso più fare a meno.