Ho letto da qualche parte una storia in cui, in una serie d’interviste al personale di un ospedale americano dove si cura il cancro, ad una delle addette alle pulizie venne chiesto in cosa consistesse il suo lavoro. Risposta: “Aiuto a curare il cancro”. Qualcuno aveva certamente fatto sentire la signora una parte integrante della missione dell’ospedale.
Chissà come si starebbe nell’azienda in cui lavori se tutti, dal portiere all’amministrazione delegato, passando per il top management e chi prepara il cibo in mensa, sentissero di essere uniti dalla stessa missione?
Se lavori in un contesto in cui regna l’ipercompetitività, quello che hai appena letto potrebbe sembrarti un’utopia. Ma anche quando non sei in una posizione di leadership, puoi comunque scegliere di valorizzare gli altri.
Quando vedi che un lavoro è ben fatto, esprimi genuinamente il tuo entusiasmo, senza troppi filtri. Pensa a come ti senti tu quando qualcuno ti dice: “Hai fatto un buon lavoro”, e a quello che proveresti se la frase fosse invece: “Che idea fantastica, sei un genio!”.
Forse hai a che fare sul tuo lavoro con alcune persone che hanno una scarsa fiducia nelle proprie capacità. Spesso questo accade perché non sono mai state incoraggiate in vita loro. Sarebbe un regalo immenso per loro se iniziassi a farlo tu.
Mi chiamo Carolina Traverso, Caro per gli amici. Sono nata in Costa D'Avorio da madre belga e padre Italiano. Sono cresciuta prevalentemente in Italia, ma ho vissuto anche in Iran prima della scuola materna, a Londra dopo l'Università e, sulla strada per tornare a casa, ho attraversato da sola per un anno l'India e il Sud Est Asiatico con uno zaino sulle spalle.
Da qualche anno lavoro e amo a Milano insieme a Iago, il mio pastore svizzero. Le mie esplorazioni intorno alla meditazione sono iniziate quando avevo diciassette anni, per curiosità, e sono proseguite, dopo i venti, tra Londra e l'Asia.
A voler essere sincera, mi sembrava di riuscire a cogliere solo in parte ciò che i miei insegnanti provavano a trasmettermi, ma sentivo che la pratica mi faceva stare bene e questo mi è bastato per farvi ritorno, nel tempo, sempre più spesso.
Ho sentito per la prima volta parlare di mindfulness una quindicina di anni fa, durante un ritiro di yoga a Goa, da una collega svedese che la insegnava. Desiderosa di approfondire, ho scoperto il lavoro di Jon Kabat-Zinn, me ne sono innamorata per il calore umano e il rigore scientifico, e in poco tempo mi sono formata come insegnante di mindfulness.
Da allora, sul mio percorso, ho incontrato centinaia di allievi e altrettanti maestri. Poter praticare e insegnare mindfulness, integrandola anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, mi fa sentire enormemente fortunata. È un dono immenso di cui non posso più fare a meno.