Un percorso sorprendente se non ci si aspetta una soluzione rapida ai propri problemi. Il concetto stesso di “problema” muta di settimana in settimana. Il programma MBSR è una porta che si apre verso un nuovo sentire ed un nuovo “stare”, non sempre facili, ma senz’altro più autentici.

Nuove consapevolezze sono emerse spontaneamente, permerttendomi una tanto insolita quanto sana vacanza dalla mente, le cui ragioni e incrollabili certezze sono spesso solo una difesa da paure e insicurezze. Ho imparato che la pratica è un ottimo strumento per andare oltre i miei pensieri, oltre la scorza di me stessa e che posso così vivere una vita più serena, piena ed autentica.

 

MICHELA BELLODI si apre verso un nuovo sentire e un nuovo stare

Mind-wandering, mindfulness e neuroscienze: intervista a Nicola De Pisapia

Non so se siete tutti al corrente del fatto che all’inizio di quest’anno è uscita, pubblicata sulla prestigiosissima PlosOne e successivamente segnalata anche sul Corriere Innovazione, una ricerca internazionale coordinata da Alessandro Grecucci, Remo Job e Nicola De Pisapia, ricercatori presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, che ha dimostrato per…

Tempo fa pensavo che mi sarei sposata intorno ai venticinque anni e che molto probabilmente non avrei voluto figli. Ora che di anni ne ho 34, nessun matrimonio alle spalle e invece la prospettiva di vedermi genitore, mi rendo conto che la vita a volte va per conto suo e il gioco sta nel camminare insieme a lei. Ma non è sempre semplice capirla, interpretare le sue direzioni, dare delle spiegazioni ai piccoli grandi drammi che accadono.

Ho spesso cercato di impormi una strada, anche quando non ero pronta a prenderla, a dirmi ciò che era giusto e non era giusto fare, per poi scoprire, dopo qualche anno, che forse le mie idee non erano delle verità assolute, che erano valide in quel momento della mia vita e che ora sono cambiate. Il filosofo greco Epitteto diceva: “Le persone sono turbate non dalle cose in sé ma dall’opinione che se ne fanno.” Mi sono resa conto di essere piena di opinioni, giudizi, pensieri che consideravo (e talvolta ancora considero) come verità assolute, ma che in realtà molto probabilmente passeranno, o rimarranno, o ancora evolveranno in qualcosa di nuovo.

Nel mio percorso MBSR con Carolina ho intuito che al di là di tutte le nostre convinzioni che noi consideriamo assiomi inconfutabili ci sono delle intenzioni che è possibile coltivare e dei valori a cui appellarsi per fronteggiare le situazioni (o le emozioni) difficili che nella vita, ahimè o per fortuna, si presentano. E allora, piuttosto che dirmi che cosa devo o non devo fare, ora provo a chiedermi quali valori contattare e quali intenzioni coltivare. Per me, questa semplice domanda è stata una scoperta e un nuovo punto di vista, un modo di prendermi cura di me stessa con gentilezza e coraggio, contattando quella che mi piace pensare essere la parte saggia di me.

FEDERICA P. smette di chiedersi cosa dovrebbe fare
Qualche anno fa avevo finalmente capito che vivere sempre rimuginando nel passato, contemplando malinconicamente quello che era stato, non mi faceva stare bene. Il futuro era quello a cui dovevo andare incontro: andare verso il nuovo, per accogliere tutte le sorprese della vita.
Con la Mindfulness ho scoperto qualcosa di ancora più sconvolgente: non devo andare da nessuna parte.
La bellezza, il nuovo, quel qualcosa di straordinario che tutti (forse) ci aspettiamo dalla vita è proprio qui, adesso. Non c’è altro di cui abbiamo bisogno o che possiamo vivere. C’è tutto quello che ci serve dentro di noi, proprio ora.
Fermarsi e accorgersene dona uno stato di consapevolezza con il quale possiamo osservare tutto ciò che accade dentro di noi: dalla gioia più assoluta e dirompente alla paura più profonda e sconfortante. Lasciare il giusto spazio tra noi e la tempesta che sta accadendo ci permette di lasciarla essere per poi lasciarla andare. Le sensazioni e le emozioni difficili esistono, ma sono attimi da attraversare che si modificano istante per istante.
E anche l’emozione più forte, che per nostra mente può sembrare un muro assolutamente invalicabile, se vissuta in quest’ottica di piccoli passi istanti per istanti, può diventare nebbia: attraversabile. Basta solo dare a noi stessi, gentilmente, la possibilità di sentire nel nostro corpo cosa sta accadendo adesso. E adesso. E adesso. Buon risveglio al presente.
LAURA V. non va da nessuna parte, istante per istante
Il programma MBSR è per tutti, anche per chi pratica la mindfulness già da tempo. Lo consiglierei in modo particolare a quelli che fanno, come me, una professione d’aiuto, perché non è sempre facile incontrare la sofferenza degli altri, che in fondo è anche la nostra, in modo sano.
Le pratiche che possiamo imparare durante il corso ci aiutano a sviluppare la capacità di rimanere in contatto con il momento presente, anche quando questo momento non è dei migliori.
Siamo abituati a contrastare le sensazioni spiacevoli, le rifiutiamo, le cacciamo, le temiamo. Ma queste tornano ancora ed ancora, lasciandoci spossati. Durante il programma invece, cominciamo a sentire che possiamo creare un po’ di spazio per queste emozioni, possiamo renderci più morbidi e accoglienti, e all’improvviso scoprire che non fanno più tanta paura e tanto male. Possiamo “sedere con loro” in amicizia, preoccupandocene molto meno. E’ una grande liberazione.
Non dico che sia facile, per questo l’insegnante che ci accompagna è fondamentale.
Carolina, incarnando naturalmente la gentilezza, la presenza, la curiosità, la disponibilità ad essere proprio come si è, senza cambiare nulla, ci mostra come mantenere un atteggiamento di amorevolezza e comprensione verso noi stessi e verso gli altri anche nelle situazioni davvero difficili.
 
Personalmente posso testimoniare molte occasioni di comprensione profonda durante il percorso, una specie di saggezza che emerge da dentro, più che essere frutto di tanti ragionamenti.
Credo che il ricordo più vivido, che porterò con me e al quale attingerò ogni volta che ne avrò bisogno, è l’avere intuito, soprattutto con il cuore e attraverso il corpo, che quando si sta male si può scegliere di non essere coerenti.
I bambini di pochi mesi, anche se sembra incredibile, sanno passare dal pianto disperato al riso in pochi secondi se le condizioni cambiano, assaggiando la vita momento per momento.
Da grandi noi non sappiamo più farlo altrettanto bene, intrappolati come siamo in mille congetture su come le cose sarebbero dovute essere e non sono. Ecco perché diciamo che siamo tristi o disperati.
Eppure non esiste un flusso ininterrotto di tristezza o disperazione. Esiste il flusso della vita all’interno del quale tutto si alterna. E in questa impermanenza di ogni umano sentire, se restiamo ancorati al momento presente, quando arriva un istante – anche solo uno – di sollievo, di allegria, di bellezza, di sorriso tra le lacrime, allora riusciremo a notarlo e a goderne pienamente.
E sarà come un balsamo per l’anima.
MICHELA ROSATI e una saggezza che permette di non essere coerenti

Fare amicizia con se stessi, imparare ad amarsi, a piacersi, ad accettarsi, così come si è. “Non più belli, più performanti, più intelligenti, più pazienti, più razionali, più brillanti…ma esattamente così come sì è”. Impresa impossibile?

Esperienza possibilissima e vivibilissima, in tutta la sua forza e bellezza. E’ stato questo il principale regalo arrivatomi assieme al programma MBSR, sperimentato con Carolina in Semplicemente Spazio.

Avevo deciso di frequentare il programma sulla riduzione dello stress attraverso la mindfulness (“MBSR”, appunto) perché speravo di ritagliarmi un spazio “lento e rilassante” tutto per me, facendo una pausa rispetto al (duro) tran tran quotidiano, fatto di impegni, orari da rispettare, responsabilità lavorative e genitoriali, in cui la “domanda” che il mondo esterno mi faceva, in termini di prestanza fisica e psicologica, resistenza, pazienza, coraggio, diventava sempre più impellente.

Ma non solo. Iscrivendomi al programma MBSR, speravo si realizzasse ciò che indirettamente mi prometteva la lettura dei libri di Jon Kabat Zinn, avvenuta qualche anno prima. E cioè imparare a “stare” anche con le sensazioni/emozioni che solitamente classifichiamo immediatamente come negative: dolore (fisico), sofferenza (psichica), rabbia, delusione, stanchezza, paura e chi più ne ha più ne metta. Quelle sensazioni che tutti prima o poi attraversiamo o viviamo, insomma, e dalle quali istintivamente cerchiamo subito di liberarci, agendo e reagendo spesso impulsivamente, senza aver chiaro il quadro, la “visione” complessiva delle cose, in questa urgenza di tornare subito a controllare e a dirigere l’andamento della nostra vita secondo i nostri (presunti buoni) piani o le nostre perenni aspettative. Speravo in questo modo anche di diventare una mamma migliore, ancora più forte e paziente. Chissà, mi immaginavo, magari anche un po’ più “zen” davanti alla mia piccola che rovescia un’intera bottiglia di succo di frutta sul divano o riesce a scovare la mia trousse dei trucchi facendone ampiamente e allegramente uso su di lei (alla tenera età di due anni e mezzo) e su tutti i suoi pupazzi (certamente rimarrò serena e impassibile, mi dicevo!).

Non sono diventata “zen”. Ma ho ottenuto molto, molto di più. Ho imparato ad accettare anche le emozioni spiacevoli, nel momento in cui si presentano, come emozioni, appunto, passeggere, che hanno una loro dignità e senso, e che tuttavia, spessissimo, non sono la “verità” assoluta. Ma solo un modo di vedere, anzi di “pensare” cose e situazioni in un determinato momento. Modi di pensare e di vedere come tanti altri ve ne sono, e che vanno solo scoperti. Con pazienza. Imparando a fermarsi, a respirare, ad ancorarsi al corpo e al respiro e a darsi la chance di comprendere che le emozioni e i pensieri esistono e fanno il loro cammino, ma noi siamo anche altro.

Basta solo non dare alla mente tutta l’importanza che solitamente essa vuol prendersi. Imparando anche a ribaltare convinzioni granitiche e idee consolidate a vantaggio di una visione più aperta, gentile, equanime di tutto ciò che ci circonda e ci accade in un determinato momento. Dando tempo al tempo. E regalandosi ogni giorno un po’ di tempo.

Mi sono fatta, intanto, una nuova amica (oltre alle 13 persone con cui ho fatto il corso e a Carolina): me stessa.

SILVANA S. sull’imparare ad amarsi