Buon giorno! Come state?
Vi siete mai chiesti cosa potrebbe succedere ad un gruppo di 25 lavoratori molto stressati, dopo avere partecipato ad un ritiro di mindfulness di tre giorni? E’ quello che hanno provato a indagare i ricercatori della Carnegie Mellon University, guidati da David Creswell, che hanno pubblicato la loro ricerca proprio in questi giorni su Biological Psychiatry.
Risultato numero uno, osservato attraverso una scansione cerebrale prima e dopo il ritiro: una maggiore connettività delle regioni del cervello legate all’attenzione e al controllo esecutivo, che suggerisce una migliore capacità di resilienza e di gestione dello stress.
Risultato numero due, osservato attraverso un semplice esame del sangue, a quattro mesi dalla conclusione del ritiro: una riduzione dei livelli di Interleukina-6, un marker biologico associato a malattie infiammatorie come il cancro, l’Alzheimer e le condizioni autoimmuni.
Se confermati da ulteriori studi, i risultati suggeriscono che i cambiamenti nelle connessioni neurali conseguenti alla meditazione potrebbero, di fatto, ridurre il rischio di sviluppare queste malattie, persino a 4 mesi di distanza.
In altre parole, la mindfulness sembra migliorare la capacità del cervello di gestire lo stress, e questi cambiamenti potrebbero influire su una vasta gamma di condizioni di salute legate allo stress, come per esempio la nostra salute infiammatoria.
Notate bene: il campione è molto limitato, e la ricerca necessita di repliche prima di potere dire con certezza che praticare mindfulness influisce sullo stato di infiammazione nel nostro corpo. Ma lo studio si aggiunge a un crescente numero di prove scientifiche che suggeriscono che praticare mindfulness produca cambiamenti veri e misurabili nel corpo.
Se siete interessati al tema di come le condizioni della nostra mente possono influenzare le condizioni del nostro corpo, vi suggerisco di guardarvi, una volta che ne avete il tempo, The Connection Documentary. Ve ne ho parlato proprio l’anno scorso in questo periodo, in “The Connection: mente, corpo, malattia e guarigione”.
Se vi interessa superne di più sulla vision neuroscientifica della mindfulness, potete invece leggere, sempre sul blog: “Mind-wandering, mindfulness e neuroscienze: intervista a Nicola De Pisapia”.
Ma, al di là delle letture, il suggerimento più caloroso che mi sento di darvi è: praticate! Se non avete mai provato, c’è sempre una prima volta e, anche se non siete a Milano e non riuscite a venirmi a trovare, cercate un insegnante di mindfulness nella vostra città. Potete anche, se volete, provare subito con queste tracce audio, senza cercare alcun risultato particolare se non la meraviglia di potere stare un po’ con voi stessi.
Io, nel frattempo, torno a scrivere la bozza finale del libro… Elisabetta Albieri, la mia editor in Sperling & Kupfer, la aspetta per lunedì mattina! Buona giornata a tutti, possiate essere svegli, presenti e a vostro agio nella vita che avete: è l’unica che potete vivere.
Buona pratica!