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L’altro giorno, di mattina presto, mi sono fermata come spesso amo fare al bar pasticceria che si trova a metà strada tra la casa dove abito e la palestra dove mi alleno. Ho ordinato il mio solito caffè macchiato freddo soia e, mentre aspettavo, non ho potuto fare a meno di notare la ragazza alta con i capelli neri e la carnagione chiarissima, avrà avuto vent’anni e qualcosa, che parlava concitatamente al telefono appoggiata al bancone, incurante di chi potesse ascoltarla: “No mamma, non è che voglio lasciarlo perché sono arrabbiata con lui, non lascio qualcuno solo perché abbiamo litigato, è proprio una questione diversa: non posso tollerare di stare in una relazione in cui mi sento soffocare e in cui l’unico modo per evitare i contrasti è limitarmi costantemente”.
Pur non sapendo i dettagli della storia di cui avevo origliato, in fondo, solo uno scorcio, mentre ero di nuovo sulla strada ho continuato a pensare alla ragazza con i capelli neri e mi sono sentita più leggera, quasi felice per lei. Non solo perché sembrava molto consapevole di un caso in cui è bene scappare a gambe levate da una relazione, ma anche perché non aveva alcuna intenzione di tradire sé stessa pur di tenersi vicino il ragazzo con cui stava. Io, alla sua età, non avevo né la stessa forza, né la stessa consapevolezza.
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Un tempo, mi facevo spugna
Sono cresciuta imparando a sintonizzarmi sull’altro, sui suoi desideri e soprattutto sulle sue aspettative, nella convinzione che amare facesse rima con assecondare. Mi si è depositata, nelle zone più recondite dell’anima così che nemmeno io potessi vederla, l’idea che l’amore dipendesse dal farmi spugna delle esigenze di chi speravo restasse al mio fianco. Così, per tanto tempo, ho tradito me stessa, talora così bene da venire completamente fraintesa.
Le mie relazioni amicali si sono sempre salvate, per fortuna, ma quando avevo più o meno la stessa età della ragazza con i capelli neri la mia vita sentimentale era piuttosto disastrosa. In alcune relazioni mi sono, per così dire, spenta come accade quando si rinuncia troppo spesso a far sentire la propria voce. In altre, attratta com’ero da ragazzi che erano il mio opposto, apparentemente liberi, in realtà talora schiavi della loro ribellione, ho finito col cacciarmi in qualche guaio. In tutti i casi, avevo paura che, se avessi davvero espresso i miei Sì e i miei No, sarei stata abbandonata come una barca senza motore in mezzo al mare, con il rischio di morire di sole e di sete.
Per fortuna, la psicoterapia, le esperienze all’estero dove subito mi sono sentita più libera, lo yoga, la mindfulness e i viaggi mi hanno aiutata piano piano a ritrovare me stessa e il mio valore. Posso dire di essere guarita ormai da tanti anni. La paura dell’abbandono è rimasta, ma si è placata, perché ho imparato a riconoscerla e a prendermene cura (leggi sul blog: Sulla paura dell’abbandono e sul guarire).
In psicoterapia
Per lavoro, incontro spesso persone alle prese con questo tema. Coppie dove ci si ama e non si vuole assolutamente perdersi ma in cui, allo stesso tempo, i partner sentono che venirsi incontro su una specifica questione è un po’ come tradire sé stessi. Coppie dove uno dei due partner cambia e smette di assecondare l’altro e all’improvviso ci si guarda e non ci si riconosce più. E persone per le quali mettere da parte i propri bisogni è stata una questione di sopravvivenza, al punto che talvolta non sanno nemmeno più dire cosa desiderano o, quando lo sanno, non riescono a chiederlo nel modo giusto, perché la ferita del non essere state viste è ancora così aperta che, quando chiedono, vorrebbero solo urlare. Alcune, finiscono con l’avere l’aspettativa che l’altro le debba comprendere nonostante emettano segnali deboli, e ci mettono un po’ a capire che nell’ambiguità è difficile capirsi e che, se vogliono dare alle proprie relazioni una chance, i segnali devono essere chiari.
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Sapere riconoscere ed esprimere i bisogni nel modo giusto (spoiler: senza attaccare l’altra persona ma partendo da ciò che sentiamo e vorremmo, sul piano concreto) è fondamentale per tutte le nostre relazioni, sentimentali, amicali, lavorative. È fondamentale anche per stare meglio con noi stessi, visto che quando ci tradiamo finiamo per convivere con la sensazione di sentirci soli, isolati e incompresi.
Anche su questo, lavoriamo in 7 buone abitudini per l’amore, il percorso per scoprire e coltivare le abitudini delle coppie felici, dedicato sia a chi è single, sia a chi è in coppia.
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