Ho scelto di intraprendere il programma MBSR per concedermi di poter coltivare anche la mia parte “spirituale”.
Nella mia vita sono sempre stata una gran scettica e la mia attenzione è sempre stata rivolta molto alla cura del corpo (non in senso estetico, nel senso di “prendersi cura di”, “avere attenzione per”), sottovalutando più che mai la cura dell’anima. Così ho deciso di regalarmi qualcosa che non mi ero mai regalata prima e di questo oggi mi sono grata.
Mi sono interessata della mindfulness per cercare di trovare una strategia che mi aiutasse a uscire dal mio malessere e da una situazione che da mesi si era un po’ incancrenita. La vera novità è che, lungo questo cammino, ho capito che il percorso intrapreso mi avrebbe portato altrove. Lezione dopo lezione, capivo che il programma MBSR non mi avrebbe dato:
– un manuale di istruzioni pratiche per sopravvivere alla quotidianità
– una risposta definitiva ai miei problemi
– una rivoluzione che stravolgesse la mia vita
La vera rivoluzione e la vera scoperta è che tutto questo vivere mindful va oltre il superamento delle difficoltà, va oltre il varcare la soglia di sofferenza, va oltre il fuggire dai propri dolori. Anzi è ben altro: si tratta di un approccio e inonda e investe la vita a tutto tondo. Si tratta di provare a mangiare diversamente, si tratta di imparare a fare una passeggiata come non hai mai fatto, si tratta di vivere anche la gioia e i momenti di felicità con uno slancio e una consapevolezza differente.
E questo è il regalo più grande che mi porto a casa da questa esperienza.
La vita può essere vissuta diversamente, non sto raccontandovi di aver avuto un’epifania.
Sto dicendo che ora vedo che c’è un sentiero diverso che mi piacerebbe intraprendere: un sentiero di consapevolezza che mi aiuta a fare amicizia con quello che c’è e a riconnettermi con me stessa ogni volta che lo desidero.
Grazie a me, a Carolina e a tutto il gruppo di neo-graduati MBSR!
MARGHERITA C. e una mindfulness a tutto tondo

Fare amicizia con se stessi, imparare ad amarsi, a piacersi, ad accettarsi, così come si è. “Non più belli, più performanti, più intelligenti, più pazienti, più razionali, più brillanti…ma esattamente così come sì è”. Impresa impossibile?

Esperienza possibilissima e vivibilissima, in tutta la sua forza e bellezza. E’ stato questo il principale regalo arrivatomi assieme al programma MBSR, sperimentato con Carolina in Semplicemente Spazio.

Avevo deciso di frequentare il programma sulla riduzione dello stress attraverso la mindfulness (“MBSR”, appunto) perché speravo di ritagliarmi un spazio “lento e rilassante” tutto per me, facendo una pausa rispetto al (duro) tran tran quotidiano, fatto di impegni, orari da rispettare, responsabilità lavorative e genitoriali, in cui la “domanda” che il mondo esterno mi faceva, in termini di prestanza fisica e psicologica, resistenza, pazienza, coraggio, diventava sempre più impellente.

Ma non solo. Iscrivendomi al programma MBSR, speravo si realizzasse ciò che indirettamente mi prometteva la lettura dei libri di Jon Kabat Zinn, avvenuta qualche anno prima. E cioè imparare a “stare” anche con le sensazioni/emozioni che solitamente classifichiamo immediatamente come negative: dolore (fisico), sofferenza (psichica), rabbia, delusione, stanchezza, paura e chi più ne ha più ne metta. Quelle sensazioni che tutti prima o poi attraversiamo o viviamo, insomma, e dalle quali istintivamente cerchiamo subito di liberarci, agendo e reagendo spesso impulsivamente, senza aver chiaro il quadro, la “visione” complessiva delle cose, in questa urgenza di tornare subito a controllare e a dirigere l’andamento della nostra vita secondo i nostri (presunti buoni) piani o le nostre perenni aspettative. Speravo in questo modo anche di diventare una mamma migliore, ancora più forte e paziente. Chissà, mi immaginavo, magari anche un po’ più “zen” davanti alla mia piccola che rovescia un’intera bottiglia di succo di frutta sul divano o riesce a scovare la mia trousse dei trucchi facendone ampiamente e allegramente uso su di lei (alla tenera età di due anni e mezzo) e su tutti i suoi pupazzi (certamente rimarrò serena e impassibile, mi dicevo!).

Non sono diventata “zen”. Ma ho ottenuto molto, molto di più. Ho imparato ad accettare anche le emozioni spiacevoli, nel momento in cui si presentano, come emozioni, appunto, passeggere, che hanno una loro dignità e senso, e che tuttavia, spessissimo, non sono la “verità” assoluta. Ma solo un modo di vedere, anzi di “pensare” cose e situazioni in un determinato momento. Modi di pensare e di vedere come tanti altri ve ne sono, e che vanno solo scoperti. Con pazienza. Imparando a fermarsi, a respirare, ad ancorarsi al corpo e al respiro e a darsi la chance di comprendere che le emozioni e i pensieri esistono e fanno il loro cammino, ma noi siamo anche altro.

Basta solo non dare alla mente tutta l’importanza che solitamente essa vuol prendersi. Imparando anche a ribaltare convinzioni granitiche e idee consolidate a vantaggio di una visione più aperta, gentile, equanime di tutto ciò che ci circonda e ci accade in un determinato momento. Dando tempo al tempo. E regalandosi ogni giorno un po’ di tempo.

Mi sono fatta, intanto, una nuova amica (oltre alle 13 persone con cui ho fatto il corso e a Carolina): me stessa.

SILVANA S. sull’imparare ad amarsi

Un video di mindfulness, e una sfida: gentilezza amorevole verso chi non conosci

https://youtu.be/WCYV-yc8lw4 Buon giorno!  Lunedì scorso ho pensato di comunicare con voi via video, che ho poi condiviso sulla pagina Facebook e su Twitter, lanciando una sfida di mindfulness che riguarda la pratica delle gentilezza amorevole, applicata alla sfera della vita quotidiana. La pratica della gentilezza amorevole, che attraversa in modo implicito tutta la mindfulness ma che…

SILVANA S. sull’imparare ad amarsi

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