“La vita è ciò che ti succede mentre sei indaffarato a fare altro” ~ John Lennon
Quanto tempo dura un’emozione? Ve lo siete mai chiesti?
Non parlo delle sue conseguenze, cioè dei pensieri e delle azioni che arrivano dopo e che subito ci ingabbiano nei vecchi modi di agire e di pensare, ma di quel momento in cui l’emozione sorge ed è pura sensazione. Le farfalle nello stomaco di quando siamo innamorati, la bocca che si spalanca per la sorpresa, le budella che si torcono per la rabbia, i muscoli che si contraggono per la preoccupazione, la morbidezza nel cuore e la rilassatezza nel corpo di quando ci sentiamo capiti e a nostro agio con qualcuno (incluso noi stessi).
Aspettate a continuare a leggere. Fermatevi un momento, approfittatene per fare un bel respiro e pensate ad un evento che vi ha particolarmente colpiti durante la settimana. Osservate cosa accade nel corpo. Fatelo: chiudete gli occhi e ricordate. Guardate cosa succede. Quanto dura prima che intervengano i pensieri o la voglia di fare qualcosa?
Veloce vero? Velocissimo. Per l’esattezza: un quarto di secondo. E’ un tempo così fugace che non stupisce che a volte nemmeno ce ne accorgiamo, specialmente se trascorriamo la nostra esistenza rapiti dalle cose da fare e da pensare: email a cui rispondere, deadline da soddisfare, persone da incontrare, obiettivi da raggiungere, social network a cui partecipare, sms da inviare…
E allora, la prossima volta che sentite le farfalle nello stomaco, la bocca che si spalanca, le budella che si torcono, i muscoli che si contraggono, la morbidezza nel cuore e la rilassatezza nel corpo o qualsiasi altra emozione, provate a fermarvi: in quel quarto di secondo c’è vita allo stato puro.
Chiudete gli occhi se potete, fate un bel respiro (anche due o tre), notate che siete vivi (non è scontato), e accennate un sorriso.
Ci siete? Bene. Ora, continuando a stare con le sensazioni del respiro, lasciate che l’attenzione si espanda ad accogliere le sensazioni del corpo nel suo insieme. Qualsiasi sensazione ci sia, stateci. Non affrettatevi a cambiare niente e concedetevi semplicemente di stare. Se il momento è difficile, potete inspirando portare l’attenzione al cuore, ed espirando estendere una qualità di amore, gentilezza e compassione verso tutto il vostro essere. Non m’importa se vi sembra delirante, provate.
Fatto? Lo vedete? Lo vedete che potete starci con l’immediatezza di un momento, senza farvi portare via dalle vostre reazioni abituali? Lo vedete che siete qualcosa di più calmo e di più vasto di tutto ciò che sta attraversando la vostra consapevolezza in questo momento? Che c’è uno spazio a cui potete tornare e che i quello spazio potete accogliere ed affrontare qualsiasi cosa?
Alcuni di voi potrebbero resistere. E argomentare che sì, quello spazio ci sarà anche, ma in fondo conta poco perché ci siete stati “solo” un quarto di secondo in più, e la mente già commenta che quello in fondo è un tempo così breve da non valere niente. Non datele retta, si sbaglia: la vita è fatta di istanti, e ora siete un quarto di secondo più liberi. Siete cioè più capaci di una cosa che in psicologia si chiama regolazione emotiva, e a cui in un approccio di mindfulness ci si riferisce con l’invito a stare con le cose così come sono. Comunque vogliate chiamarla, insieme alla vita è uno dei doni più preziosi che abbiamo. Forse l’unico possibile: per non buttarla via, per esserci davvero, per stare con tutto e indipendentemente da tutto. Con gentilezza, coraggio e fiducia.