L’atteggiamento interiore influenza il destino
Forse hai presente il film inglese Sliding Doors, uscito alla fine degli anni ’90 con Gwyneth Paltrow come protagonista, che esplora il tema del destino immaginando come potrebbe svolgersi la storia di una donna, Helen, a seconda che prenda in tempo, o meno, il treno della metropolitana che la porterà a casa verso il fidanzato.
Eppure, la nostra vita non si muove solo su binari pilotati da accadimenti esterni su cui abbiamo, conviene prenderne atto, un controllo relativo. Tanto fa anche, e per fortuna, l’atteggiamento con cui andiamo incontro sia a questi accadimenti, sia alla nostra esperienza interiore. A ciò che pensiamo, sentiamo e proviamo momento per momento.
Come affermato nelle Maitri Upanishad: “Si diventa ciò che si pensa”. O come recita una poesia attribuita a Shivananda:
“La potenza del pensiero muta il destino.
L’uomo semina un pensiero
e raccoglie un’azione;
semina un’azione
e raccoglie un’abitudine;
semina un’abitudine e raccoglie un carattare;
semina un carattere e raccoglie un destino.
L’uomo costruisce il suo avvenire
con il proprio pensare e agire.
Egli può cambiarlo
perchè ne è il vero padrone”
La non-accettazione, la rassegnazione e l’accettazione che libera
Ecco, dunque che, per questo Medita con Caro, ho immaginato la storia:
- di Camilla, che è in una riunione importante e vorrebbe tanto dare il suo contributo ma, ogni volta che pensa di farlo, si accorge che le si secca la bocca e le sudano le mani
- di Morgan, che ha una relazione molto difficile con il padre, da cui si sente spesso incompreso e svalutato
- di Sara, che sta cercando lavoro e, a volte, si sente davvero scoraggiata
Ho voluto raccontare tre possibili sviluppi per ognuno di questi personaggi immaginari, a seconda di come vanno incontro a ciò che loro accade. Come possono cambiare il finale atteggiamenti come la non-accettazione, la rassegnazione e, infine, l’accettazione?
Mi auguro che queste storie, oltre che intrattenerti, sostengano il tuo lavoro interiore e ti aiutino fare chiarezza su cosa può significare, all’atto pratico, scegliere di:
- non accettare, giudicarsi o giudicare, cercando di scacciare un’emozione che, per quanto spiacevole, non può sparire con colpi di spugna, bacchette magiche, o illudendosi che è tutta colpa degli altri
- rassegnarsi, che è una sorta di chiusura in noi stessi ben lontana dall’apertura che offre l’accettazione
- accettare, e aprirsi alla possibilità di scegliere con più saggezza come è meglio affrontare le situazioni, anche quelle da cui, potendo, fuggiremmo tutti a gambe levate
Buona visione dunque, e buona pratica.
Caro